Era lui che ogni tanto mi telefonava per coinvolgermi in uno dei suoi innumerevoli progetti e ogni volta esordiva chiedendomi: “Co’ t’ha da fè (per esempio) venerdé el 21 de setembre?” (me lo chiedeva circa un mese prima!) e io gli rispondevo puntualmente che non lo sapevo e che quindi avrei fatto in modo di essere libero. Quella data del 21 settembre 2001 fu la prima sua proposta per una dizione di poesie nel “Teatrino della Fantasia” del Dopolavoro della Cassa di Risparmio di cui lui era Presidente e organizzatore di mille attività. Prima di quel giorno avevamo recitato insieme in “Pruvém” al Teatro Rossini, l’anno precedente, e da quella volta ogni sua telefonata era per un progetto che lui aveva ideato e che avrebbe portato a termine fosse pure cascato il mondo! (e se poi qualcuno gli avesse fatto presente qualche eventuale intralcio lui rispondeva pacifico: “Che problema c’è?” e sicuramente lo avrebbe risolto). “Co’ t’ha da fè giuvdé el quindic’ de dicembre?” “Co’ t’ha da fè merculdé el sètt de luj?”… e così via; queste telefonate andarono avanti per anni fino a quel venerdì 30 agosto del 2019 quando, insieme a Pietro Matteucci e ad Elvira Montesi riuscimmo ad andare in scena con uno spettacolino proposto da Stefano ma lui non poté venire perché stava già molto male (anche se mi disse per telefono che sarebbe stato presente a costo di venir giù con l’ambulanza) e qualche giorno dopo ci lasciò. Quando sento suonare il telefono, ancora oggi penso che sia Stefano che mi chiede: “Co’ t’ha da fè…?”
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